Monza perde il Gp

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La città si spegne. Sempre di più. Ora anche l’Autodromo è a un passo dall’abbassare la saracinesca. Lo scorso anno, il Gran Premio d’Italia ha chiuso con un passivo di 11 milioni di euro, e le previsioni per quest’anno non fanno presagire un’inversione di tendenza, anzi. A dirlo è Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’Aci, che nelle prossime settimane sarà impegnato a discutere il prolungamento del contratto con Liberty Media, gli americani padroni della Formula Uno che hanno preso il posto di Bernie Ecclestone.

Ai primi di settembre si correrà quello che, al momento, è l’ultimo Gran Premio d’Italia. Sul piatto della bilancia c’è un’offerta per il quinquennio 2020-2024. I nuovi proprietari chiedono oltre 122 milioni di euro. Troppi per il numero uno di Aci, che come in passato ha detto di fare affidamento sui soldi che arriveranno dalla Regione e da quelli che potrà prelevare dal Pra (Pubblico Registro Automobilistico).

Eppure l’Autodromo e il suo marchio avrebbero tutte le carte in regola per poter rimanere in piedi con le proprie gambe. Quello che occorre è un cambio di passo. Ripensare al marketing legato al marchio diventa imprescindibile. Recentemente lo ha fatto la Bmw (che di sicuro avrà pagato delle royalties) riproducendo il tracciato brianzolo nel deserto del Sahara per raccontare le prestazioni della sua ultima auto. Questo significa che il circuito di Monza è un’icona riconosciuta ovunque, che andrebbe sfruttata. Occorrerebbe creare delle sinergie, delle partnership. Che invece non ci sono. Nel 2017 l’Autodromo ha siglato un accordo con il Salone del Mobile di Torino. Il risultato è che gli spettatori, una volta finita la gara, puntano in direzione Torino.

Il business dell’intrattenimento sta cambiando. L’esempio più lampante è quello legato al mondo del calcio. Chi siede in plancia di comando dovrebbe cogliere questa opportunità e non lasciarsi travolgere. Altrimenti si va dritti verso l’abbandono.

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