Tav merci, le promesse della campagna elettorale sono state dimenticate

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Aveva firmato un documento. Nero su bianco, davanti ai cittadini. Erano i giorni della campagna elettorale e quello che sarebbe diventato il sindaco della terza città della Lombardia prometteva di fermare la tav merci. Detto, fatto. Qualche giorno fa Dario Allevi ha fatto un sopralluogo nella galleria del Gottardo, con tecnici di Rfi, dove passeranno i treni merci. Quindi alla fine i convogli transiteranno sotto la pancia della città. A regime dovrebbero essere 250 al giorno. Di questi, secondo le stime della stampa locale, il 13% dovrebbe essere classificato come pericoloso.

Di quel documento si è persa traccia. Certo, pare che il sindaco sia poco soddisfatto, eppure il risultato dell’equazione non cambia. Il fatto è che in campagna elettorale chi avrebbe poi finito per indossare la fascia tricolore diceva che con la tav merci c’era il rischio di “bruciare vivi”, agitando lo spettro di quanto successo a Viareggio.

Il progetto per la tav merci ha da tempo un nome: LuMiMed, un acronimo che sta per Lugano-Milano-Mediterraneo. L’idea è quella di mettere in collegamento rapido e diretto il porto di Genova col resto d’Europa risalendo la dorsale Milano-Lugano-Zurigo-Strasburgo per arrivare fino a Rotterdam. Anche i costi dell’investimento sono noti: circa 12 miliardi di euro.

L’opera rimane strategica e non farla vorrebbe dire restare tagliati fuori da una delle dorsali mondiali del commercio. I lavori per i terminal del porto di Genova (e di quello di Savona, anche questo coinvolto dalla nuova tratta anche se in misura minore) sono già iniziati. A regime, nel 2021, dovrebbero essere in grado di muovere oltre cinque milioni di container all’anno. Esistono però delle alternative all’attuale tracciato. Su tutte, quella a minor rischio è la cosiddetta Gronda-Est. In pratica una tratta ferrata che lascerebbe fuori la città. Un percorso di 80 chilometri, tutti pianeggianti e lontani dall’abitato, che da Seregno arriverebbe fino a Pavia.

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