Polizia locale, il Comune sbaglia a scegliere i suoi uomini. E i cittadini pagano.

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Il sindaco l’aveva scelto come suo uomo di fiducia, ma quella fiducia non c’è più dopo le vicende estive e la poltrona di via Marsala, sede della polizia locale, è vuota. Viene da chiedersi se la scelta era quella giusta. L’epilogo sembrerebbe dire di no.

Stiamo parlando di Piero Romualdo Vergante, il comandante della polizia locale, sospeso dal servizio e che mai rientrerà in comando. Questa la vicenda: la scorsa primavera viene indetto un concorso per l’assunzione di sei reclute. Tra i partecipanti c’è il figlio della compagna di Vergante. Il regolamento, o anche solo il buon senso, consiglierebbe al comandante di comunicare la cosa e fare un passo indietro. Ma tutto ciò non avviene. Almeno fino a due giorni prima dell’insediamento della commissione giudicante (intanto la prova scritta è già stata fatta). Vergante adduce non meglio precisati “motivi familiari”. Il concorso prosegue. Il figlioccio del comandante risulterà poi essere il candidato migliore. Ma intanto si scatena il polverone. Viene istituita un’altra commissione, disciplinare questa volta, e decide che Vergante ha violato il codice di comportamento dei dipendenti pubblici. Risultato: 45 giorni di sospensione senza retribuzione. Vergante, nel frattempo, di fatto ha rassegato le dimissioni e il figlioccio ha rinunciato al posto.

Ma non è finita qui. Il vice Antonio Di Tommaso, a giugno, aveva spedito due agenti a Torino per il funerale del padre della compagna di Vergante. Una decisione presa senza alcun tipo di autorizzazione. Così anche per il vice è scattata la sospensione (10 giorni). Per inciso, il viaggio sotto la Mole è costato 300 euro. Chi lo ha pagato? i cittadini monzesi.

 

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