Villa Reale, il lungo addio

008VillaReale

La Villa Reale chiude. A novembre. Per un mese o giù di lì. Le chiavi se le prende Luxottica. Un evento privato. Blindato. Sarebbe questo il termine più corretto per definirlo. Alla Reggia del Piermarini non si potrà avvicinare nessuno: questione di spionaggio industriale.

“Un’opportunità”, così definisce la cosa il presidente della Villa, cioè il sindaco di Monza, Dario Allevi. Quale opportunità ci sia nel chiudere un patrimonio ai visitatori e ai cittadini resta da capirlo. Per giustificare la scelta è stato spiegato che la concessione della Villa al gigante degli occhiali porterà più soldi di quanti ne avrebbero garantiti i biglietti di ingresso. Allora viene da chiedersi se non sia sbagliata la politica di valorizzazione del patrimonio. Forse mancano eventi in grado di attirare il pubblico? È una domanda, nulla di più.

Ma siccome al peggio non c’è mai fine ecco che oramai si parla apertamente di una Villa a orario ridotto. Apertura dal giovedì alla domenica. E allora la domanda successiva è questa: forse il modello adottato fin qui non è quello vincente? Forse la scelta degli uomini alla guida del complesso non è stata delle migliori? Anche questa non è null’altro che una domanda.

Intanto si registrano un paio di assenze. Fino a poco tempo fa il comitato “La Villa Reale è anche Mia” ha sempre fatto sentire la propria voce. Se c’era qualcosa che non andava alzava la mano e lo faceva sentire. Cosa ne pensa dell’affitto al privato, e della ventilata chiusura dal lunedì al mercoledì. La seconda assenza riguarda lo stanziamento di 55 milioni di euro. A gennaio di quest’anno era stato sottoscritto un accordo per la valorizzazione del Parco e della Villa. A firmarlo erano stati il sindaco, Dario Allevi, l’allora presidente della Regione, Roberto Maroni, il vice Fabrizio Sala, il sindaco di Milano e il presidente del Parco Valle del Lambro. Quei soldi dovevano essere versati in due tranche. Ecco allora gli ultimi quesiti: che fine hanno fatto? Dove sono stati spesi? Quali sono i risultati.

C’era una volta una Villa che cadeva a pezzi. È rinata, come la Fenice. E adesso il rischio è di vederla tramutarsi di nuovo in cenere perché quando le cose non si vivono un poco alla volta finiscono nell’oblio: l’anticamera dell’abbandono.

Lascia un commento